Nidificare i Paduli è un esperimento di Land Art che vuole trasformare un oliveto in albergo diffuso, tramite la progettazione e costruzione di rifugi biodegradabili realizzati con materiale di scarto dell’agricoltura, all’interno di una campagna di proprietà pubblica nel territorio di San Cassiano. Esso rappresenta un connubio tra neoruralismo, turismo ecosostenibile, nuove pratiche di sperimentazione sul territorio e di autocostruzione ecocompatibili.
I nidi vengono messi a disposizione di chiunque voglia avere un’esperienza turistica totalmente immersiva, a contatto con l'aria, i profumi e il cielo stellato dei Paduli.
I nidi vengono messi a disposizione di chiunque voglia avere un’esperienza turistica totalmente immersiva, a contatto con l'aria, i profumi e il cielo stellato dei Paduli.
Nidificare i Paduli 2013 è consistito in un concorso che ha visto la partecipazione di 38 progetti partecipanti a livello nazionale e internazionale. Di questi, due sono risultati vincitori, premiati con un contributo di settemila euro.
Si tratta de Lovo (primo classificato) e il Nido dei Paduli (secondo classificato) in quanto pienamente rispondenti ai criteri di integrazione del paesaggio fissati dalla giuria.
La seconda parte dell'evento si è incentrata sul workshop operativo per la realizzazione delle due opere, tenutosi in località “le Rene”, presso l’uliveto comunale di San Cassiano, dove la “Caseddha”, una tipica costruzione rurale è stata recuperata secondo i criteri della bioedilizia e alimentata totalmente da energia rinnovabile.
Lovo è stato presentato da Antonio Sportillo, Simona Bartoletti, Filippo Cavalli e Giulio Vignoli, giovani architetti operanti tra Parma e Brindisi. Si compone di due membrane, una più esterna e bianca evocante il guscio dell’uovo ed una più interna ed opaca a mo’ di tuorlo, sistemate in modo da avvolgere, in un’atmosfera accogliente e romantica, ben garantita dalla luce di lampade ad olio, l’intera superficie del tronco di un ulivo. Esso è ottenuto con materiali utilizzati in olivicoltura: reti per la raccolta delle olive, sacchi di juta e fili di nylon.
Il Nido dei Paduli invece è stato progettato da tre studenti d’architettura dell‘Università di Firenze, Tommaso Secchi, Davide Pedrini e Lucia Frascerra e si configura come un vero e proprio nascondiglio fatto di canne e costruito attorno agli alberi di ulivo.
L'edizione 2014 dell'evento invece si è svolta mediante un workshop gratuito che ha portato alla realizzazione di un nuovo nido.
Il gruppo, coordinato da Mauro Lazzari (Laboratorio Urbano Aperto) e composto da Dem (demdemonio.org), artista in residenza, Giovanni Maini e Luigi Losciale, architetti progettisti, Antonio "Uccio" Mariano, maestro intrecciatore ed i partecipanti al workshop, ha lavorato per una settimana dal 19 al 26 luglio.
La sfida principale è stata quella di coniugare la visione dell'artista con la fattibilità del progetto. E' così che il risultato è frutto di processo creativo che dialoga con i Paduli attraverso una lavorazione fatta di intrecci di canna comune (arundo donax), radici di ulivo ed altri materiali trovati sul posto.
Il rifugio si compone in una forma straordinaria che testimonia come anche oggi sia possibile costruire forme connesse biologicamente al mondo naturale.