Anche quest’anno la campagna olearia è stata un’esperienza esaltante. Da quando abbiamo iniziato questa avventura, quattro anni fa, il momento della raccolta ha sempre portato con sé emozioni forti, con lo stress del lavoro fisico combattuto dalla goliardia del gruppo, tra pranzi consumati all’ombra di alberi generosi e il ritmo del lavoro scandito dalla luce del sole. Dopo un mesetto di lavoro, le lunghe attese di fronte al piccolo frantoio e il tempo passato per far decantare l’olio per il filtraggio, aspettavamo con grande curiosità le analisi chimico- fisiche, che ci sono state recapitate alla vigilia di Natale. È stato un gran bel regalo, che ci conferma quello che, in fondo, intuivamo già. Ci conferma l’altissima qualità dell’olio Terre dei Paduli che anche quest’anno merita, a buon diritto, l’appellativo di superpolifenolico. Questo significa che il suo non è solamente un alto valore sociale, perché prodotto dal recupero di oliveti in stato di abbandono, frutto di un ragionamento sulla funzione economica del micro-fondo agricolo e esempio di un ritorno all’agricoltura ragionato e consapevole. Non solo ha un alto valore ambientale, perché la sua produzione è rispettosa degli alberi e dell’ecosistema, che si arricchisce della biodiversità nei campi e che tiene conto della salute del suolo. L’extravergine “Terre dei Paduli” ha anche un valore qualitativo, perché il periodo di raccolta, le attenzioni avute durante la produzione, la molitura a freddo entro le dodici ore, l’assenza di acqua aggiunta nella pasta ci hanno consegnato un prodotto eccezionale, certificato anche quest’anno dall’istituto Chemiservice di Monopoli. Quattro anni di Lampa ci hanno portato a studiare tanto, sperimentando su noi stessi, cercando di imparare quanto sia importante il come si facciano le cose. Già dall’inizio, confrontandoci con l’oleologo Luigi Caricato, parlavamo della necessità di riformulare la comunicazione sull’olio (così come è stato per il vino), entrando nel merito della questione. Si ragionava su quanto fosse riduttivo basarsi solo sulle percentuali di acido oleico, tralasciando altri elementi, altri valori. Abbiamo poi continuato con questo approccio, lavorando quasi quotidianamente con l’ecologo Luigi Toma, che porta avanti un modello sostenibile, per cui la qualità dell’oliva è il risultato di un benessere globale delle piante nell’ambiente circostante. Abbiamo raccolto per un mese, imparando a usare gli abbacchiatori e a spostare le reti, toccando le olive invaiate e turgide poco prima che sprigionassero i loro profumi nella gramola, in attesa delle prime gocce di olio. Adesso raccontiamo quanto sia buono, prodotto con il sorriso sotto il sole tiepido di novembre e siamo ben felici di farlo degustare, con il suo sapore intenso e la sua carica di polifenoli. Foto: VHS (Alberto Caroppo - Francesco Buccarelli)
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Candidato Italiano al Premio del Paesaggio del Consiglio d'Europa 2014-2015
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Novembre 2017
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