Scoprire erbe spontanee commestibili non sarà considerato sport “estremo”, ma rappresenta sicuramente un modo stimolante per vivere il territorio.
Quando Giulia di Salento Bici Tour arriva nell’oliveto, mi asciugo le mani ma per il timore che odorino ancora di cipolla cruda, le tendo il gomito per presentarmi. Lì, io, Francesco, Valeria, Silvia e Cristiana stiamo cucinando. I pentoloni giganti sono sulla cucina mobile che abbiamo portato da Surano e siamo in leggero ritardo, anche perché - poi abbiamo scoperto - i fornelli non funzionano perfettamente e questo porta dei ritardi alla cottura. Perlomeno questa è la scusa che abbiamo trovato per mascherare il fatto di aver iniziato a cucinare un’ora dopo. Nel frattempo Adriano e Alberto allestiscono la “sala”. Sulla terra, tra due file di olivi hanno posizionato le sedie che abbiamo portato dalla chiesa di Santo Solomo, hanno apparecchiato i tavoli poggiati sui cavalletti di legno e hanno allestito l’angolo degustazione, con i nostri prodotti poggiati su un tavolo di fronte alla “caseddha”. Sono le 11.30 di domenica 14 dicembre e Giulia, accompagnata da Mauro, osserva curiosa i rifugi biodegradabili presenti nella campagna e poi comincia a darci una mano in cucina nell’ attesa che tutti i partecipanti di “tuttifuori” terminino il loro giro. A partire dalle otto, infatti, Simona, Alessandra, Massimiliano, Giuseppe, Tania, Melissa, Giovanna, Salvatore, Giovanni e tanti altri sono disseminati tra i diversi sentieri del Parco accompagnando i diversi amici che hanno scelto di visitare i Paduli a piedi, in bicicletta o mountain bike, alla ricerca delle diverse erbe spontanee presenti. Salento Bici Tour è venuta a trovarci e, all’interno di “Discovering Puglia”, ha inserito il Parco dei Paduli tra le diverse tappe dell’iniziativa “tuttifuori”, che propone modi dinamici per visitare il territorio salentino. La fortuna è stata dalla nostra parte e un sole timido ci permette tranquillamente di stare all’aperto nonostante stiamo a metà dicembre. Quando i diversi partecipanti concludono il loro tour, li aspettiamo all’oliveto e dopo la lezione di Pilates di Lara prepariamo una piccola degustazione dell’olio Terre dei Paduli, con l’aiuto di Luigi, il nostro consulente biologo. Nel frattempo il pranzo sociale è in cottura e mentre Ada e Celeste ci danno una mano a terminare la cottura della frittata, ci arrivano i resoconti della mattinata: l’entusiasmo di Mimì, le foto dei ciclisti ai piedi della quercia gigante, i commenti sull’attività di “non solo stretching”, i confronti sulle erbe trovate sul percorso, le belle persone conosciute nel corso delle passeggiate. Ad un certo punto ci improvvisiamo camerieri. Mentre Alessandra si sperimenta nella nuova mansione di “responsabile check- in”, cominciamo a servire le diverse portate. Accanto a Melissa, che prepara amari e caffè, io mi ritrovo a mescere il vino. Ne offro un bicchiere a Carlo e lui mi risponde con un sorriso. Nel frattempo l’oliveto è pieno di amici, biciclette, cani e bambini che si rincorrono. Qualcuno prende la sagoma con l’immagine della volpe che avevamo piazzato tra gli olivi e comincia a giocare, cercando di inseguire un pastore tedesco, qualcun altro ascolta interessato le storie che abbiamo da raccontare. Intorno alle 15.30, quando l’aria comincia a raffreddarsi un po’ e la luce ad abbassarsi, comincia il momento dei saluti. Simona alza la fiamma dei fornelli e serviamo un infuso caldo di malva e melissa. Lo sorseggiamo lentamente, con la promessa di rivederci alla prossima. Giorgio Ruggeri
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raccogliendo erbe spontanee nel parco paduli Provate a rivolgere lo sguardo verso un campo inerbito e a fare attenzione. Oltre alla qualità generale e indifferenziata di termini come “erbe” o “prato” si apre un mondo di tipologie, varietà, differenze, forme, profumi. Questi giorni stiamo compiendo delle esplorazioni nei Paduli che, in fin dei conti, rappresentano un esercizio, ci portano a cambiare il punto di vista. È così che ci accorgiamo che in duecento metri quadrati ci sono oltre 12 varietà diverse di erbe spontanee. Ci incuriosiamo sulle loro molteplici forme, sulle loro essenze. Sul fatto che siano tutte commestibili. Ci muoviamo tra Nociglia, San Cassiano e Scorrano, rendendoci conto di come le diverse tipologie del suolo condizionino la presenza delle diverse varietà di specie eduli. - Oju e sale, ogni erba vale – dicono gli anziani. Ci si potrebbe nutrire tranquillamente di “foglie”. Armati di coltello, camminare e raccogliere. Si trova di tutto. Non è molto normale passare la notte di un venerdì qualsiasi fotografando piante spontanee raccolte la mattina e perdere la testa per capire la differenza tra il Miagro e la Senape. La biblioteca di Giuggianello è teatro di queste follie. Non è poi così normale, ma provate ad incuriosirvi alla quantità di specie vegetali presenti nelle nostre campagne. E poi i nomi… Solo grazie a Rita Accogli, dell’Università di Lecce, siamo riusciti a trovare la quadratura del cerchio: riferirsi alle piante con i loro nomi latini. Le denominazioni dialettali portano solo confusione, e cambiano da paese in paese. Missione praticamente impossibile, per chi era abituato a copiare le versioni durante i compiti al Liceo. E poi, quando nelle escursioni ci facciamo accompagnare da Pippi o da Mimì, diventa una fiera di nomi dialettali: Culacchi de Porcu, Zivirnie, Malasocre, Zanguni, Core de lebbre, ‘Nfuca musci. Che bellezza! È da un po’ che stiamo lavorando al progetto di un ricettario che riguardi le piante spontanee rinvenibili nell’area dei Paduli. In più ci stiamo attrezzando per accogliere la festosa escursione organizzata dagli amici di Salento Bici Tour, “Tutti fuori nel Parco Paduli”, che rientra nell’iniziativa regionale DiscoveringPuglia. È d’obbligo cominciare ad abituarsi al sapore dell’aspraggine, lessata e saltata con olio ed aglio. Giorgio Ruggeri |
Candidato Italiano al Premio del Paesaggio del Consiglio d'Europa 2014-2015
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Novembre 2017
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